“A bedda Matri” la “macchina madre” che genera gocce metalliche – si pone come ironico contraltare della meccanizzazione del lavoro e della (ri)produzione, più vicina ad un grembo materno che ad una macchina alienante, essa si configura come archetipo originario: un dispositivo che crea materia e relazioni, in una logica di cooperazione tra umano, macchina e ambiente. La macchina produce il dettaglio, ma è l’artista a caricarlo di senso, a inserirlo in un racconto organico e tentacolare dove ogni parte è connessa, interdipendente.
Nome: A Bedda Matri
Collezione: Le solitudini dell'ego
Anno: 2025
Tecnica: Saldatura
Materiali: Legno, gesso, acciaio
Dimensioni: 95x60x1,50